Premessa L’uomo è il prodotto dei suoi tempi, ma è anche colui che ne determina il processo storico con la sua opera: “... nulla nella storia esiste all’infuori dei singoli individui umani...che non sono concretamente pensabili, se non nella società in cui vivono...“.49 A questi concetti rimarrò ancorato nel trattare gli argomenti di questa parte seconda e lo farò senza mai trascurare l’ “uomo” Stefano con i suoi sentimenti, fondamenta e struttura della sua personalità: umiltà, intelligenza, amore e “pietas”. S.Stefano univa “...il senso pratico e politico, l’energia e la capacità organizzativa,…lo spirito (a volte necessariamente autoritario) con la veduta... ampia della realtà sociale, politica e religiosa del contesto umano di quei tempi bui (n.d.a.) “...con la profonda umiltà personale, con la passione del proselitismo di un cristiano dei primi tempi... e una eccezionale capacità di introspezione e comprensione della natura umana e con la sua “pietas” rappresentò un vero esponente della nuova civiltà in formazione”. E se si aggiunge il termine “religiosa” al concetto di “nuova civiltà” di cui sopra e con tutto il peso del significato spirituale di cui esso è impregnato, il nostro S.Stefano Menecillo, per la sua fede in Cristo e il suo modo di viverla, nella sua Chiesa e fuori di essa, può essere senza ombra di dubbio considerato un precursore di quel movimento, riformatore e morigeratore, introdotto dall’Abate di Cluny. L'UOMO L'aspetto fisico Sin dalla nascita i caratteri fisionomici furono quelli chiaramente tipici della razza nordica (i Longobardi): alta statura, ovale del viso lungo, barba e capelli biondi, grande corporatura. Questi tratti fisionomici e fisici furono molto evidenti sin dalla primissima infanzia, gioventù e lungo tutto l’arco della propria vita. “Puer enim paulatim crescebat corporis magnitudine (ita ut omnes mirarentur) non tam materno ubere pastus, quam coelesti gratia auctus...”50 Quasi certamente i capelli biondi, la barba folta, lunga e bionda, gli occhi celesti o grigi (data la genìa), l’alta statura, le gambe lunghe , l’andatura lenta e il portamento eretto, lo facevano apparire imponente ed intimidatorio, ma la dolcezza di carattere, che impregnava ogni fibra del suo essere ed agire, lo faceva amare (e seguire) come un padre51...”, che coinvolge nella sua “pietas” anche spiriti induriti dal peccato e restii a ricevere la Parola del Cristo. L'indole L’aspetto dell’ “umanità” di S.Stefano Menecillo, intesa come sintesi di natura/istinto, predisposizione/tendenza, educazione/carattere, tempra/temperamento, intelligenza/studio, familiarità di fede/spiritualità intima, è quanto di più poliedrico e caleidoscopico abbia letto finora! Le descrizioni fatte dai moltissimi autori, che hanno scritto di Santo Stefano Menecillo, si limitano a riportare proprie impressioni desunte da qualche frase, contenuta in un testo agiografico antico che descrive una situazione particolare. Non solo, ma queste impressioni riportate dai vari agiografi sono quasi sempre condizionate dall’atteggiamento con il quale essi si pongono verso il Santo: è quasi sempre un atteggiamento panegiristico e osannante. Tranne in un caso, quello del Prof. Dante B. Marrocco, Direttore del Museo Civico di Piedimonte Matese, a cui va tutto il nostro plauso per la sua “Documentazione storico–liturgica su S.Stefano di Caiazzo”. (Io direi di Macerata, Vescovo di Caiazzo!). Durante la sua infanzia il Santo si mostrò attento e amorevole nei rapporti, di sanissimi principi morali in lui inculcati dall’insegnamento dei genitori e improntati ad una forte e consapevole fede in Dio. Già da allora egli sentiva nel profondo dell’anima il dogma del Dio creatore e della santità del dono e della povertà non amando le cose caduche e terrene. (“Deumque creatorem habebat, caduca et transitoria penitus respuebat...”). La sua personalità non fu mai scossa o condizionata, nel senso negativo del termine, da alcun episodio di vita familiare o di vita locale, nè dagli avvenimenti storici (civili ed ecclesiastici) che pure scuotevano tragicamente i nostri territori in quegli anni, come già esposto nella Parte Prima. Quasi niente si sa sul modus vivendi in S.Salvatore a Corte tranne che, in quanto intelligentissimo, mostrò ottime capacità di apprendimento in ogni scibile, tra cui: teologia, diritto, canto e musica liturgica. Ma egli eccelleva soprattutto per la sua tolleranza verso i deboli di spirito (i peccatori) e la remissività nei confronti della violenza, specie psicologica: il rancore, l’odio, la vendetta. Fu un modesto, obbediente, zelante, infaticabile, forte e perseverante nella sua purezza d’animo e castità; tenne verso i suoi confratelli della Collegiata di S.Salvatore a Corte, un atteggiamento da “magister censorius” ma anche di guida amorevole e caritatevole ma ferma nei rapporti coi condiscepoli. Finché fu a S.Salvatore, ove si svolse la sua vita fino ad Abate della stessa chiesa, egli continuò a insegnare a praticare la carità e il perdono con l’esempio e la forza del carisma che gli veniva dalla sua Santità. Queste peculiarità della sua “umanità” non abbandonarono mai il nostro S.Stefano durante tutto il corso della sua vita. Egli, infatti, mostrò sempre un atteggiamento impavido ed altero, mai oltraggioso o arrogante, verso le istituzioni e verso i prevaricatori dei poveri e della sua Chiesa, fino ad assumere, specie negli ultimi due decenni del suo episcopato e meritatamente, il carisma difensore dei diritti dei poveri e della Chiesa, senza mai temere l’ira dei potenti (MARROCCO). Egli fu universalmente considerato guida materiale e spirituale (MARROCCO) e capo indiscusso e amato del suo clero e dai fedeli della sua Diocesi. Ci sembra appena il caso, ma è doveroso comunque, di precisare che l’argomento di cui sopra è sintesi delle letture di tutti gli autori che hanno molto più validamente di noi, studiato il nostro S.Stefano Menecillo.
------------------------------- 49 -A.De Simone “Vita di S.Stefano”, -1979- 50 -M.Monaco “Sanct Capuani” pag.178 Il banbino infatti, cresceva in grandezza di corpo (così come tutti osserveranno) non perché nutrito dal seno materno ma dalla grazia dell’aiuto divino. 51 -D.Marrocco – Opera citata -
|