DESCRIZIONE La bàttola è uno strumento composto da due tavolette di legno mobili (di varia misura) applicate ad un'altra tavoletta di misura doppia di quelle mobili, per spessore e larghezza, ma non per altezza. Quest'ultima è provvista di maniglia ad arco per poterla adeguatamente agitare. Impugnadola con la dovuta forza e agitandola in senso alteranto, le due tavolette mobili percuotono quella centrale e provocano un suono secco e intenso. Veniva e viene, in qualche paese, ancora oggi usata in sostituizione delle campane durante la Settimana Santa per annunciare le funzioni religiose. Foto 1 - 'A chiaccanett ovvero La bàttola ETIMOLOGIA Il termine < 'a chiaccanett > è una parola onomatopeica (dal greco onomatopeia). L'onomatopea è un fenomeno linguistico, che si verifica quando i suoni di una parola descrivono o suggeriscono acusticamente l'oggetto o l'azione che significano; più genericamente l'onomatopea indica una parola o locuzione fonicamente imitativa. Il riferimento puramente etimologico del termine < 'a chiaccanett > è nella lingua francese. In questa lingua ritroviamo infatti: - claque col signicato di ceffone o schiaffo; - claquement col signicato di schiocco o scoppio; - claquette col significato del ciak che riproduce un'asticella quando si iniziano a girare le scene nelle riprese dei film. Foto 2 - 'A chiaccanett ovvero La bàttola
FOLCLORE Per quanto ricordo io, durante la Settimana Santa, il sagrestano della Chiesa Abbaziale faceva il giro del paese per annunciare ai paesani l'inizio delle varie funzioni, fermandosi a fare una chiaccanettata più forte del solito ai crocevia e all'imbocco dei vicoli, affincè tutti potessero udire 'a chiaccanett e recarsi in chiesa. E quando il sagrestano passava davanti alle poteche degli artigiani (sarti, fabbri, mannesi, barbieri e scarpari), questi gli chiedevano di fare una chiaccanettata davanti alla loro bottega. La scena dei bambini che, al suono della bàttola, uscivano fuori dai portoni sulla strada e dai vicoli o dalle porte sgangherate dei bassi e accompagnavano il segrestano, saltando e battendo le mani, è qualcosa di indimenticabile per chi ha vissuto quel tempo. Indimenticabile, ma oltremodo commovente. La commozione non può non prenderti quando in uno di quei discoli saltellanti e gioiosi tu ti riconosci e sorridi, mentre un groppo ti si ferma in gola, dall'alto della canizie e delle sofferenze della vita. Prof. Pasquale Capuano
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