Anno 1766 - Il culto di Sant'Antuono nel tempo Stampa E-mail

Un altro passo a ritroso nel tempo è stato fatto alla ricerca di episodi o di memorie storiche, tramandate di padre in figlio, o di descrizione di fatti in bibliografie religiose (agiografie, ecc.) o laiche (sentenze, concessione, scomuniche, ecc.).
Il dato storico, che è stato inserito nella terza edizione della tradizionale monografia su <SANT'ANTUONO E LE BATTUGLIE 'E PASTELLESSA>, è stato desunto dalla lettura e studio degli Acta criminalia e degli Acta civilia dei Casali di Casalba, Caturano, Cuzzolo e Macerata.
Il 12 aprile 1766 il re del Regno delle Due Sicilie, Ferdinando IV, terzo genito di Carlo di Borbone ed Elisabetta Farnese, che succedette al padre nella guida del Regno, restandovi fino al 1825, concesse al <...paroco de la tierra de Macerata del Casal de esa ciudad ed Real Permiso, para poder continuar la questua para la fiesta y capella de San Antonio...>.
Il parroco in questione era don Gonsalvo Peccerillo, che dalla sua Chiesa di Casalba (S. Maria delle Grazie, nda) fu promosso titolare della Chiesa di S. Martino Vescovo in Macerata (Campania, nda) nell'anno 1760.
La nuova sede lo dotò della nomina di Abate, titolo di cui si fregiano i parroci di Macerata Campania da antichissima data.
Con tale carica, nel 1766, risolse una petizione alla Maestà del Re per essere autorizzato ad effettuare una questua nella nuova parrocchia al fine di celebrare la festa di S. Antonio, <...solita a farsi ogni anno in onore del Santo, a cui i cittadini professano grandissima devozione...>, scriveva don Gonsalvo Peccerillo.
Un'altra scitilla di luce storica, speriamo non definitiva, ha illuminato il nostro <PROGETTO MACERATA>.

Prof. Pasquale Capuano

 
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