Macerata Campania - Toponimo ed Etimologia nel corso dei secoli Stampa E-mail

A) ORIGINI: AEDES ALBA (?)

Le due monografie su Macerata Campania:
1 - MACERATA - Le origini, il sito, il nome
2 - MACERATA - Le origini, il sito, il nome, la lingua
da me scritte (la seconda è stata patrocinata dal Comune di Macerata Campania), contengono alcune riflessioni personalissime sulle origini etimologiche del toponimo latino AEDES ALBA.

Queste considerazioni sull’etimologia del toponimo, fatte da semplice appassionato, non pretendono di avere spessore scientifico, ma rappresentano il risultato di riflessioni desunte dalla lettura, studio e ricerche, fatte in preparazione della redazione delle due monografie innanzi dette.

Nel corso di questi tre anni, vissuti con l’animo sempre teso alla ricerca appassionata, e certamente fruttuosa, di fatti e notizie relative a Macerata Campania, mi sono convinto della necessità di predisporre una terza edizione sia per correggere qualche inesattezza sia per ampliare e aggiornare qualche concetto, divenuto obsoleto alla luce di considerazioni e riflessioni su nuovi studi e su nuove ipotesi di derivazioni etimologiche del termine Aedes Alba.

Lungi dal voler assumere velleitari atteggiamenti di presuntuose conoscenze scientifiche della materia, volli allora, e voglio adesso, sottoporre al lettore comune ed al giudizio degli esperti le mie riflessioni sull’etimologia del toponimo latino <AEDES ALBA>.

Davo per scontato che sarebbe stata un’impresa difficile discutere di etimologia per uno come me, che, dotato di nozioni di filologia e glottologia solo a livello di studi universitari, non possedeva esperienze specifiche e tantomeno titoli accademici. Ma, poi, continuando le ricerche, mi accorgevo che era possibile superare le difficoltà dette sopra e raggiungere lo scopo, studiando sulle opere di autori valenti e titolati.

La mia prima decisione fu quella di consultare i vari vocabolari della lingua latina e confrontarne le osservazioni sui due termini, per poi consultare la bibliografia in essi riportata. La mia attenzione si soffermò sul vocabolario di lingua latina Ferruccio Calonghi - ed. Rosemberg e Sellier.

Nelle due ipotesi, singolare e plurale, di traduzione in lingua italiana del termine, il Calonghi precisa che:

a - usato al singolare, il termine AEDES traduce:

  1. <focolare domestico>, quindi, <casa> in senso figurato e anche <residenza> di un’intera famiglia oppure di un intero clan;
  2. <tempio, santuario (Aedes Sacra, in Cicerone; aedes duae Fortunae et Martis, in T. Livio);
  3. <cappella> (come luogo di culto), per traslazione;

b - usato al plurale traduce:

  1. <abitazione / casa >, intese come complesso di stanze ed altri ambienti abitativi e, per metonimia, può tradurre <famiglia, abitanti delle case> (Plauto, <Mil.>, 310).

Nella seconda delle due monografie <MACERATA - Le origini, il sito, il nome, la lingua>, a pagina 112 e seguenti, presentai al lettore un’ipotesi di lezione sull’etimo del toponimo che mi parve derivante dal latino, ma con radici innestate nella osca. A questa conclusione fui indotto dallo studio dei <Verbali della Commissione Conservatrice .....>, insediata nel Museo Campani di Capua. In molti dei Verbali della Commissione sono riportati gli studi di varie personalità accademiche su epigrafi in lingua osca, rinvenute nell’area sud-orientale della fascia archeologica della Capua antica. In una di esse, rinvenuta in una località tra Curti e Macerata,vi è riportato il seguente testo, ovviamente ricostruito in caratteri latini:

III
diuvilam tirentium
magiium sulum muinikam
fisiais eiduis luisarifs
sakrvis iink destrst

Nella parola <eiduis> identificai il possibile etimo del toponimo <aedes>, ma poi successive letture mi convinsero che la mia fu un’ipotesi un po' eccessiva, in quanto il termine eiduis risulta essere l’etimo del latino <idus>. E, ricollegandomi poi (come ho descritto nella monografia <MACERATA - Archeologia e Paleoscrittura>) con l’affermazione di Tito Livio, circa la presenza del tempio denominato AEDES ALBA, ed alle successive ricostruzioni cartografiche del territorio di pertinenza della Capua antica di Mons. Cesare Costa, dello Sterpos Daniele ed altri ancora, conclusi che il nucleo originario di Macerata era identificato con il toponimo AEDES ALBA perchè in pertinenza di quel Tempio/Santuario.

P.S. Alla luce di queste considerazioni e delle assonanze fonetiche evidenti tra la pronuncia dei termini Aedes Alba (edesalba!) e l’attuale Casalba, come si può non identificarli anche dal punto di vista territoriale? Forse, sì.

Il termine CASALBA, che da sempre, ed ancora oggi, individua una frazione del Comune di MACERATA CAMPANIA, e che ormai è diventato un suo quartiere periferico, va riferito alla presenza presso la PORTA ATELLANA della CAPUA ROMANA (odierna S. Maria Capua Vetere) di una AEDES ALBA. Questo era un tempio dedicato ad una dea non identificata, situato a sud della Via Appia (antica), tra la PORTA ALBANA e la PORTA ATELLANA. La Porta Atellana era posizionata in zona <Croce di S. Crispino>, immediatamente adiacente al primo nucleo della attuale Cappella della Madonna delle Grazie in via Elena od 'Acqualonga' (P. Capuano <MACERATA - Le origini, il sito, il nome>). Oppure potrebbe derivare dalla presenza di una grossa dimora abitata da notabili e intorno alla quale vi erano tutta una serie di fabbricati molto più modesti, abitati dai familiari del signorotto proprietario della Aedes Alba.

Oppure, secondo un altro mio studio, fatto e non ancora pubblicato, il termine potrebbe derivare dalla radice etimologica non indo-europea ALB..., con valore di <monte> (...albes, alpes, cioè alpi oppure zona alta, eminente) e quindi AEDES ALBA potrebbe indicare <casa alta> oppure (secondo il Calonghi, Voc. lat-it) <santuario alto>!

 

B) MEDIOEVO :  MACERATA (Secoli V-VII-IX-X)

Il toponimo MACERATA, già ampiamente trattato nelle due monografie del 2003 e 2005,può essere considerato, senza alcun dubbio, come derivante dal verbo latino <macero-as,avi,atum,are> già al secolo V d.C.

E’ da ritenersi, però, inopportuna ed infondata la tesi secondo la quale si vuole far risalire l’etimologia del toponimo MACERATA al menzionato verbo della lingua latina nell’accezione di <ammollare, inzuppare, macerare>, riferendola ad una delle fasi della lavorazione della canapa.

Invece, per tutta la serie dei motivi elencati nelle due monografie, è da ritenere che il verbo latino <macero-as...> sia l’etimo del toponimo MACERATA, ma col significato che gli davano Orazio, Livio, Varrone, Velleio, Cicerone, cioè <distruggere>, ridurre in macerie, radere al suolo, riferiti alla città. MACERATA, quindi, nel significato di <abbattuta, ridotta in macerie, DISTRUTTA>.

Ma quale fu l’evento che spinse gli abitatori di quel nucleo originario di case (che per un certo periodo della sua storia si ritrovò persino all’interno della cinta murarie di fortificazione di Capua Antica) a denominarlo <MACERATA>?

E’ da ritenere che tale evento possa essere stato la distruzione della città di Capua antica (S. Maria Capua Vetere) e dei suoi casali da parte dei Vandali, guidati da Genserico. Essi distrussero tutto: la città intera e i pagus, vicus, casalis e villa in tutto il territorio dell’ager campanus.

Ovvia la conclusione che la nostra piccola villa (borgata), conurbata con la Grande Capua abbia subita la stessa sorte e sia andata distrutta e rasa la suolo. E i superstiti che si assunsero l’onere della ricostruzione, quasi certamente, utilizzarono il termine <villa macerata> (borgata distrutta) per indicare il luogo in cui erano vissuti e in cui avevano in animo di ritornare a vivere.

Questo toponimo, forse per semplicità di linguaggio e di scrittura, dati i tempi, si contrasse in <macerata>, ma sempre nell’accezione latina del termine.

Più di due secoli dopo (213 anni) ritroviamo il toponimo MACERATA, riportato dal Can. Gabriele Iannelli nella sua <Sacra Guida del Duomo di Capua> (longobarda). Questi, a pagina 153 della detta <Sacra Guida...>, descrivendo il quadro di S. Stefano Menecillo, attribuito al Mancinelli, scrive: "... egli era nato nel piccolo villaggio di MACERATA l’anno 935 di G.Cr. dalla gente di que’ medesimi Menicilli estinti in Capua...(longobarda, ndr)" e poi, nella nota 1 della stessa pagina recita: "... Dell’antichità di questo villaggio rendono pruova gli Atti della Invenzione del Corpo di San Rufino... quali Atti ritengonsi scritti nell’anno istesso della detta Invenzione, cioè nel 688 (d.Cr., ndr). In essi è menzione del locus qui MACERATA nuncupatur...". Cioè il "luogo che è chiamato MACERATA": Siamo nel VII secolo!

Nella speranza di essere stato sufficientemente esaustivo ed in perfetta buona fede, alle ipotesi predette mi sento di dare il significato di certezze e intanto, tenendomi in prudente riserva, aspetto che altri possano apportarvi nuova luce di verità storica, sempre confermandomi con Cicerone:

... defendat quod quisque sentit
sunt enim judicia libera
nos quid maxime sit probabile
requisivimus (Lib.IV-Au.Tusc.-Cap.IV)

 

Ognuno
difenda ciò in cui crede;
i pareri sono, infatti, liberi.
Noi abbiamo acquisito
ciò che appariva
più credibile.

 

IL TOPONIMO: VARIAZIONI NEL TEMPO

Il toponimo MACERATA è stato mantenuto nel corso dei secoli, rimanendo invariato per tutto il medioevo e per il rinascimento, come è facile evidenziare dalla lettura delle pergamene longobarde, normanne, sveve ed angioine, raccolte e descritte nel testo <MACERATA - Le pergamene (P. Capuano)>: Fino al XVI-XVII secolo, infatti, negli atti, contemplati in questa raccolta di pergamene, si ritrova sempre il toponimo MACERATA o le relative aree di pertinenza con l’aggiunta <...in loco qui Macerata nuncupatur...>. Negli atti di competenza della Chiesa, scritti da ecclesiastici, spesso si ritrova la denominazione <TERRA LANEI> ad indicare tutto il territorio posto tra il Volturno a nord ed il fiume Clanio a sud, precisando, ma non sempre, i nomi dei villaggi o paesi, identificandoli con i confini parrocchiali.

Fu sempre Macerata nel periodo delle dominazioni franco-asburgico-borboniche, durante il successivo periodo di occupazione bonapartiana (il cosiddetto 'decennio francese'), durante il Risorgimento e nel periodo della Restaurazione e per tutto il periodo pre-unitario. Dopo la realizzazione dell’Unità d'Italia, il toponimo MACERATA subì le seguenti variazioni:

  • Con il R.D. 12.10.1862 n. 903 il Comune assunse il nome di MACERATA DI MARCIANISE e ne diventò una frazione con poteri di elezioni frazionarie (!?), rimanendo di pertinenza della Provincia di Terra di Lavoro.
  • Con il R.D. 21.1.1927 n. 1 - col quale venne soppressa la Provincia di Terra di Lavoro - la denominazione MACERATA DI MARCIANISE, venne sostituita con una nuova denominazione. Con questa denominazione si identificò il territorio dei comuni di PORTICO e MACERATA DI MARCIANISE, che per effetto dello stesso decreto furono incluse nelle pertinenze della PROVINCIA DI NAPOLI.
  • Con il R.D. 18.10.1928 n. 2548 si dispose l’aggregazione dei due Comuni di Portico e Macerata di Marcianise con la nuova denominazione di COMUNE DI CASALBA in Provincia di Napoli a partire dall’1.1.1929.
  • Con il D.L. n. 373 dell’11.6.1945 si riordinarono le Province e il Comune di Casalba fu inserito nelle pertinenze della PROVINCIA DI CASERTA.
  • Con il D.L. del 29.3.1946 si dispose la separazione dei due Comuni e, dal 30 giugno 1946, essi riacquistarono la propria autonomia ed il territorio pertinente, assumendo le denominazioni di PORTICO DI CASERTA e MACERATA CAMPANIA. A quest’ultima furono aggregate le frazioni di Caturano e Casalba.

Pasquale Capuano

 
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