Le zeppolelle di Natale |
Sia subito chiaro che non s’intende, qui, parlare della cosiddette "zeppole di S. Giuseppe". Quelle, cioè, a forma di ciambelle, più o meno grandi, fatte con uova, latte, farina, lievito e burro, guarnite con crema pasticciera e la ciliegina sciroppata! Si vuole, invece, parlare delle "zeppolelle di Natale", che sono ben altra cosa, sia dal punto di vista gastronomico sia sotto l'aspetto demologico. ooOOoo "'A ddore" (in vernacolo è di genere femminile), il profumo cioè, delle "zeppolelle", lo si cominciava a "sentire con la mente" già da molti giorni prima dell'antivigilia di Natale (questo era, infatti, il giorno per la friggitura delle zeppolelle). In chiesa si cominciavano a vedere il Natale nei preparativi per la costruzione del presepe in fondo alla navata destra della chiesa abaziale: nelle case, in quel periodo di dicembre, era tutto un chiedere con insistenza da parte dei bambini:<<Mammà, hai preparato "'u murtal" (il mortaio) e "'u pesatur" (il pestello)? Quanti "pesatur" hai preparato?>> L’ultima domanda era tendenziosa perchè faceva capire "a priori" quanti ragazzi avrebbero avuto il privilegio della "pestatura" delle patate o della farina dopo la cottura.. Già nel pomeriggio dell'antivigilia, mentre si cominciava a preparare gli ingredienti per l'impasto e la legna da ardere, il pentolone e i cucchiaioni, le anziane di casa spiegavano ai bambini cosa avrebbero dovuto fare, e come farlo, per una buona pestatura. Per la preparazione delle "zeppolelle" gli ingredienti erano diversi a seconda delle disponibilità economiche delle famiglie:
La lavorazione di questi ingredienti era pressocche identica. Per il primo caso: Per il secondo caso: Pasquale Capuano |
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